Nel cuore del India l’educazione è vitale
La povertà non è il fattore discriminante per una vita di vero benessere. La luce che irradiava dagli occhi degli alunni della scuola trasmetteva una gioia che contrastava con l’aria triste e malinconica del villaggio.
Eravamo appena arrivati nel villaggio di Chinamuthevi dall’industriosa e intraprendente città di Hyderabad che vanta più di 7 milioni di abitanti. Dopo un viaggio di sette ore lungo la statale affollata di vecchi camion, piccoli taxi piaggio di tre ruote sovraccaricati di persone, autobus scassati, vespe, motociclette e biciclette per non parlare dei buffali e buoi, avevamo lasciato alle nostre spalle i privilegi e confort della vita con acqua corrente in casa, banche, servizi postali regolari, e supermercati.
Svoltando lungo la strada non più asfaltata, eravamo salutati dal preside e gli insegnanti e da più di 80 alunni della fiorente Native Upper Primary School fondata 11 anni fa.
La musica gioiosa dei canti ritmati, i colori brillanti dello striscione di saluto, il battito delle loro mani, rallegravano l’atmosfera di questo viaggio sperduto in mezzo a migliaia di campi di riso. Questa accoglienza era soltanto il festoso inizio della nostra intensa visita di otto giorni in mezzo agli 300 abitanti.
Nelle nostre due valigie di bagaglio in eccesso concessoci dalla Compagnia aerea Emirates, avevamo portato tanti materiali didattici per gli insegnanti ed i bambini della scuola che era stato contribuito da molti alunni dei corsi di English for You della 5° Circoscrizione di Vicenza e dei membri della nostra Chiesa. E’ stato bellissimo vedere il primo palo di pallacanestro impiantato e sentire gli urli di gioia degli alunni quando tiravano il nuovissimo pallone al canestro.
Nonostante che la lingua principale sia telugu una parte significativa dell’insegnamento include l’utilizzo della lingua inglese che costituisce un ingrediente vitale perché si possa infrangere la catena che imprigiona questi bambini nati nelle famiglie povere. E’ stato impressionante vedere quanto siano giganti i passi nella loro educazione e come questa si trasmetta a sua volta ai loro genitori analfabeti.
Un pomeriggio siamo stati accompagnati in due case dove nonostante che si trattasse di niente più di una baracca ricoperta di paglia a protezione delle piogge torrenziali monsoni, attraverso la nuova vita regolata dei bambini con le loro divise ed orario di puntualità, i genitori hanno pure cominciato a mettere in ordine le loro case. Nonostante che fuori c’è il fango e non ci sia l’acqua corrente, l’interno è pulito lindo!
Se all’inizio dell’iscrizione dei suoi bambini alla scuola la mamma non poteva nemmeno firmare il suo nome, ora non solo riesce a firmare ma perfino a leggere. Le lacrime di gioia scivolavano giù per la faccia di Salomina mentre raccontava con gioia come la scuola aveva dato alla sua famiglia di tre bambini una speranza di non dover restare imprigionati nella povertà senza educazione, qualcosa che prima lei sembrava totalmente impossibile.
Quando, il giorno dopo, siamo andati a vedere la casa di una famiglia che abitava nel vicino villaggio di Nidumolu lo stupore era immensa anche per il nostra accompagnatore, il direttore e fondatore di Native, Edgar Sathuluri, perché ad aspettarci non c’erano solo i genitori di una famiglia, ma quelli di tutte le famiglie che avevano bambini iscritti nella scuola. Alla cerimonia di accoglienza c’era anche il sindaco del villaggio che ha voluto fare un discorso formale di riconoscimento e ringraziamento per il contributo sociale che la scuola ha apportato al villaggio.
Non c’è dubbio, durante la settimana pienissima della nostra visita, si deve dire che l’impegno di Native Onlus fornisce una speranza che è: “Una luce nella tenebre”. Il beneficio va al di là di ogni nostra aspettativa e illustra che la povertà di per sé non è il nemico. Le famiglie dei bambini della scuola restano poveri, ma non più senza speranza e non più tristi. La casa resta carente dei confort tipici della società occidentale, eppure la gioia sprigiona dai visi della famiglia che ci vive. Se è vero come diciamo a Native Italia, “in un oceano di bisogno ogni goccia conta”, siamo stati immensamente felici di vedere il contributo delle gocce di ogni contribuente qui a Vicenza ed in Italia.
Un sincero e profondamente sentito “grazie” ad ognuno che partecipa in questa iniziativa che andrà avanti con la costruzione questo autunno del nuovissimo edificio della scuola che potrà pure, attraverso l’insolita iniziativa di un donatore, avere anche acqua potabile corrente!
Paul e Frances Finch